Chi ricorda ancora il dramma del venerdì sera?
Una recita in tre atti: prima la scelta del locale giusto, poi l’incertezza dell’outfit perfetto, infine la ricerca dell’amico che si sacrificherà come guidatore astemio della serata.
Il finale vede tutti accalcati su un palcoscenico troppo piccolo a baciarsi, abbracciarsi, ridere e litigare.
E mentre la trama principale si dipana senza grandi colpi di scena, piccoli intermezzi: scambiarsi il cocktail, per scoprire che si è scelto puntualmente quello sbagliato, dividere l’ultima sigaretta del pacchetto con un amico, sorridere a uno sconosciuto fuori da un bar.
Ma il palcoscenico della movida adesso è vuoto, il teatro è chiuso: l’aria non è più satura di tabacco e pessimi profumi, non c’è musica molesta che invade il vicinato, e non c’è bisogno di sgomitare per attraversare la strada e superare le ondate di avventori abituali.
Una strana, innaturale desolazione.
Ma ora che il teatro è chiuso, e gli spettatori non paganti si sono dileguati, dove andranno in scena i nostri drammi personali?
Come funzioneranno i nuovi venerdì sera?
Dovremo reinventare il divertimento, l’innamoramento e il corteggiamento?
L’amore a prima vista è possibile anche indossando la mascherina?
Siamo stati invasi da storie di speranza a base di innamoramenti sui terrazzi, appuntamenti su Zoom, dichiarazioni d’amore su Skype.
Simpatiche pièces ad atto unico, ma queste luci della ribalta non sono fatte per durare.
Per i meno fortunati, senza pubblico e senza relazioni stabili, come funzionerà?
Stabilire un contatto con una persona, ostico già di norma, ha raggiunto nuovi livelli di complessità. La maggior parte dei nuovi rapporti resta intrappolato nella rete di social, chat, like, storie e reazioni. Una rete che si taglia con una sottile lama di coraggio.
Basta poco: un messaggio, una telefonata: “Non ti conosco, non mi conosci. Dopo la fase due vogliamo provare a colmare questa lacuna?”.
Basta poco: un sì.
Probabilmente ne verrebbe fuori una commedia in due atti.
Per cominciare, l’incertezza dell’outfit perfetto da abbinare alla mascherina, dato che – per la prima volta da quando Coco Chanel lo ha disegnato – il tubino non è il capo più ricercato nell’armadio di una donna; poi, la scelta dello spazio aperto giusto, o del locale che rispetta le nuove disposizioni.
E su queste basi due persone si ritrovano nel luogo stabilito all’orario concordato.
Un saluto da lontano, sguardi sfuggenti. Si inizia a passeggiare, e ci si ritrova disordinatamente in fila, a distanza di sicurezza, davanti a un bar.
Arrivato il turno di avvicinarsi al bancone, la distanza di sicurezza tende a sparire, mentre condividono il menu. Il barista versa i drink in due bicchieri da asporto, mentre i due aspettano in silenzio. Lei si offre di pagare, lui è più svelto. I soldi sul bancone, e i cocktail tra le mani di lui. Si allontanano in fretta, un po’ per lasciare spazio ai prossimi avventori, un po’ per allontanarsi da occhi indiscreti; lei tiene la porta aperta, lui le porge il bicchiere sbagliato.
Brindano, e per la prima volta sorridono apertamente, e gli occhi si soffermano sul rossetto di lei – per bere il drink la mascherina è stata abbassata – mentre lei timida guarda nel bicchiere, rendendosi conto dello sguardo.
E poi?
Si ricomincia a passeggiare. Conversazione brillante, distanze di sicurezza quasi dimenticate, e infine un angolo poco illuminato, silenzio in strada. Si fermano. Lei si appoggia allo stipite di un portone, lui gioca col bicchiere.
Il tempo passa, i bicchieri si svuotano, le strade sono deserte.
Una folata di vento le scompiglia i capelli, e lei ride ancora.
Lui scosta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, incontra l’elastico della mascherina. Un respiro profondo, e scosta l’elastico della mascherina.
Il resto, come ogni commedia che si rispetti, è lieto fine.
Sipario.
Durerà? Non è dato sapere.
Ma se il 2020 non ha insegnato che il bello è buttarsi, provarci comunque vada, forse questo spettacolo non andrà più in scena, indipendentemente dalla chiusura dei teatri.
Una cosa è certa: ci vorranno calma…e prosecco freddo.
Commenti
"Una rete che si taglia con una sottile lama di coraggio".
Bellissimo!
Grazie!!!