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La foto profilo di Dorian Gray

Ovvero i ricordi che le foto conservano anche quando cerchi di dimenticare. O vieni dimenticato.

Uno smartphone nel 2020 ha una memoria quasi infinita, il cui contenuto si compone principalmente di messaggi, note audio – ma questa è un’altra storia – e contenuti multimediali.

Fotografie e video sfocati di persone, bicchieri e paesaggi sperduti rivelano un recente passato

Alcuni verranno pubblicati sui social, per convincere (e convincersi) che la vita vera sia bella come quella ostentata su Instagram.

Altri verranno tenuti nascosti: un bacio rubato di notte dentro un portone, lo screenshot di una conversazione da mandare agli amici, la foto scattata al signore che dorme scomposto due file più in là sul treno. 

Pubbliche o meno, queste immagini sono parte di una storia: mettendole un una dietro l’altra, possono raccontare ogni secondo di ogni giorno di una storia iniziata o una storia già finita. 

Ogni immagine è il filo che compone il tessuto dei rapporti, tenuti e perduti. 

Quante volte si scatta una foto, e si conserva gelosamente perché doveva essere un bel ricordo? 

Capita così: un giorno selfie, il giorno dopo non si è più tra i soggetti più immortalati, o tra le chat suggerite.

Si viene dimenticati, come la canzone dell’estate


Ma le fotografie sopravvivono a tutto.

Restano lì a ricordarti tutto quello che hai rovinato, consciamente o inconsciamente, a sottolineare tutti gli errori di valutazione, le leggerezze.

Senza cambiare mai. Intatte. Immortali. 

Almeno finché non le cancelli.

La foto profilo di Dorian Gray

Non sarebbe splendido se le foto si deteriorassero al posto della realtà? 

E non si parla di giovinezza, stavolta.

Cosa succederebbe se le foto marcissero al posto delle relazioni

Tutti hanno una foto con un amico, di quelle belle, spontanee, che tutti guardano pensando “che bella un’amicizia così”. 

Ma poi arrivano i momenti no: litigi, incomprensioni e un pizzico di invidia. Capita, c’est la vie.

E se quei rancori e i torti subìti restassero intrappolati nella fotografia, senza intaccare la realtà?

Quella foto si tramuterebbe nel tempo in un paesaggio infernale: rughe, sorrisi forzati, colori tetri, membra contratte per ogni scatto d’ira sopito e ogni disaccordo mai venuto alla luce. 

E i segreti? Il non detto?

Quanti aloni, come fantasmi, inizierebbero a stagliarsi sullo sfondo se ciò che viene taciuto in un rapporto fosse visibile nella fotografia? 

Tizzoni ardenti sostituirebbero il pavimento, per ogni volta che si è fatta impellente la voglia di andarsene e abbandonare l’altro, mentre il cielo blu delle gite fuori porta si tingerebbe del nero per le tempeste dei litigi mai esplosi. 

E mentre ogni taglio, ogni ferita andrebbe ad alimentare quella maledetta foto, aumentandone l’orrore, nella realtà i rapporti continuerebbero, fatti solo di bei momenti, cuori e fiori. Per sempre uguali a se stessi.

Nella memoria del telefono la fotografia si espanderebbe, appesantendosi del male, occupando interi gigabyte di orrore e malanimo. Un peso insostenibile per una persona, non per un oggetto.

Ma è possibile per un’amicizia nutrirsi solo di ricordi belli? E un rapporto senza liti, senza ombre, senza confronto può sopravvivere? 

Scambieresti la fatica di essere ogni giorno una persona migliore, la difficoltà di trovare qualcuno che ti voglia bene per come pensi, per ciò che sei nei momenti peggiori, leggerezza e orgoglio compresi, con un rapporto che si rovina solo nella fotografia conservata sul telefono? 

Magari qualcuno ascolterà la tua richiesta.

Stacca un petalo dalla rosa nel vaso, avvicinalo alla candela accesa. In cambio c’è solo la tua anima.

E se sei stanco di provarci ogni volta, prova a dire sì, ma poi torna e raccontami. 


Lasciami indovinare? La foto sullo schermo è rimasta intatta, in ogni suo pixel. il resto è storia.

Il patto non ha funzionato, e hai perso anche l’anima.

Sarà perché le foto non si stampano più? 

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